La tendenza a rapportare l’essenza dei valori che caratterizzano il nostro modo di esistere alla loro capacità di emergere dal “brodo primordiale” della comunicazione è un aspetto fondamentale della “creatività” nell’epoca attuale, che favorisce un’esplorazione sfrenata di territori dove la fantasia si affranca da ogni remora e da qualunque pregiudizio.

Tale abbandono all’estro fantastico ha creato una moltitudine di realizzazioni dalla forte presa emotiva, che hanno teso sopratutto a catturare l’attenzione del pubblico attraverso sollecitazioni per incuriosirlo, stupirlo, disorientarlo.
Il risvolto di tale scelta è quello di proporre degli oggetti-totem, privi d’identità rispetto al contesto in cui esistono, senza connessione con la realtà, che contribuiscono a consolidare un sistema di “infinite solitudini”.

La scelta di una strada contraria, che punta all’astrazione, alla misura, all’equilibrio, alla semplificazione del messaggio iconico dell’oggetto, permette di contrapporre all’eccesso del rumore un silenzio meditativo, riflessivo, e tentare di riconnettere il filo conduttore del “discorso” progettuale, che sembra essersi spezzato.

Queste sono le linee guida che hanno contribuito alla nascita di «d-light»™ con la sua estetica sobria e minimale, in un modo assolutamente contemporaneo.