…la lampadapatanjali , cui accennavo, è una specie di corpo diffusore in polyethylene, che si ispira a un filosofo indiano, per taluni vissuto sei o sette secoli prima di Cristo, per altri addirittura diecimila anni prima, una sorta di grande padre del pensiero yoga. La lampada si compone di un parte luminosa in metacrilato e in grado di emettere, a contatto col calore luminoso, profumi. L’idea è interessante, soprattutto se si vuol creare una sorta di atmosfera che leghi quest’oggetto, così “moderno” nelle linee, con il pensatore mitico cui è dedicata. Si tratta insomma di una dedica, con un evidente rimando all’idea di “illuminazione”, che forse ci converrebbe tradurre come coscienza: dunque una lampada-pensiero, termine bizzarro che mi viene or ora per definirla senza definirla lampada tout court, perché solo lampada non è. Ecco un’altra volta una combinazione, una amalgama, una cosa che diviene anche un’altra cosa. Si tratta di accendere questo oggetto/diffusore che ha al suo interno delle lampadine del futuro che sono i diodi, a basso consumo in capace di dar luce per moltissimo tempo, e di svitare uno dei coperchietti che contengono le tre essenze profumate di cui si vogliono, o singolarmente o mescolandoli, “ascoltare” gli odori per il “chez moi”.

Ruben Garbellini